Il 2016 ci lascia in eredità una serie di problemi che peraltro arrivano da più lontano. Tra questi, un paio mi sembrano particolarmente rilevanti. Il primo è quello che l'Istat ha recentemente ribadito in maniera cruda: la permanente difficoltà dei nostri giovani ad entrare nel mondo del lavoro, a costruirsi un progetto di vita, a formarsi una famiglia. A questo si accompagna, come naturale effetto, un andamento demografico negativo e un invecchiamento progressivo della popolazione, e di quella attiva in particolare.
Disoccupazione giovanile, denatalità e invecchiamento della popolazione: tre facce di una medesima medaglia che stanno mettendo a rischio il futuro della nostra società.
Ma c'è una anche un'altra pesante eredità che ci arriva dal passato. Un territorio come il nostro, per oltre 50 anni messo a servizio di uno dei più importanti cicli di crescita economica, sociale e culturale che abbiamo mai conosciuto, manifesta i segni, e in qualche caso le ferite, di una occupazione diffusa, di insediamenti spesso dismessi perché o travolti da una crisi ormai quasi decennale o perché figli di un'economia in parte superata e da ripensare.
Si tratta di questioni che impongono una riflessione molto approfondita - che deve coinvolgere tutte le componenti responsabili della nostra comunità e richiamano anche la necessità e capacità di elaborare visioni e proposte in grado di guardare oltre le contingenze e convenienze di breve periodo.
Per questo, come rappresentanza di una parte attiva e economicamente importante di questo territorio sentiamo la responsabilità di non limitarci ad evidenziare problemi o a richiedere soluzioni a una non meglio identificata ‘politica'. Sappiamo bene come questo possa mettere in pace la coscienza rispetto ai propri rappresentati e rimbalzare la responsabilità su qualcun altro, ma non dà certo soluzioni e risposte.
Non è più credibile e sostenibile la modalità del lamentarsi e chiedere. Sono convinta invece che ogni componente seria della società, le istituzioni, le imprese e i singoli cittadini, debba sentire su di sé la responsabilità di essere parte attiva di iniziative in grado di impostare e avviare soluzioni a questi problemi. Come Unindustria Treviso, così come avvenuto per altri temi (il rapporto con la Pubblica Amministrazione, con le banche, il rinnovamento delle relazioni industriali....), assumeremo in questo 2017 l'iniziativa di formulare su questi temi, proposte e progetti, concreti e praticabili, da sottoporre al giudizio e al contributo di tutti gli interlocutori, pubblici e privati, di buona volontà.
Saranno iniziative che vogliono provare a costruire fin da subito, ma con visione di lungo periodo, un futuro partecipato e il più condiviso possibile. Chiederemo la collaborazione e il contributo di tutti, ma cominceremo chiedendo innanzitutto il contributo e la partecipazione a questi obiettivi di tutta la nostra comunità imprenditoriale e delle nostre imprese.
Lavorare per la comunità alla quale si appartiene diventa prioritario e lo consideriamo un valore da promuovere, anche quale risorsa economica per il territorio. Lavorare insieme per il bene comune non vuol dire chiedere ad altri e nemmeno cercare tutele e protezioni ma, piuttosto, sapersi mettere in gioco con impegno e generosità per raggiungere obiettivi condivisi.
Maria Cristina Piovesana – Presidente di Unindustria Treviso